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Posts Tagged ‘reincarnazione esiste’

Come sempre, quando si tratta di infangare il nome di Gesù e la sua missione, abbondano in rete siti che negano il sacrificio della croce con cui Gesù ha affermato il concetto di Resurrezione.

Tanti credono nella reincarnazione come unica verità di un Dio misericordioso che non può condannare gli uomini all’inferno eterno e che permetterebbe loro di redimersi nascita dopo nascita per poi fondersi in Lui.

Mi sembra doveroso rispondere passo per passo alle farneticazioni che mi è capitato di leggere, addirittura citazioni della Bibbia (le quali hanno perfetta coerenza se lette nell’ambito del Catechismo della Chiesa Cattolica) che assumono la solita valenza ambigua se snaturate dal loro contesto naturale o addirittura prese in prestito per giustificare certe assurde teorie.

Ma andiamo per ordine, iniziando col citare le parole della Regina della Pace,  la madre di Gesù che da oltre 30 anni appare a Medjugorje  allo scopo di riportarci sulla strada giusta.
La Madonna ha parlato diverse volte della reincarnazione e della realtà dell’inferno:

Messaggio del 24 luglio 1982 (straordinario)

Al momento della morte si lascia la terra in piena coscienza: quella che abbiamo ora. Al momento della morte si e’ coscienti della separazione dell’anima dal corpo. E sbagliato insegnare alla gente che si rinasce piu’ volte e che l’anima passa in diversi corpi. Si nasce una volta sola e dopo la morte il corpo si decompone e non rivivra’ piu’. Ogni uomo poi ricevera’ un corpo trasfigurato. Anche chi ha fatto molto male durante la vita terrena puo’ andare diritto in Cielo se alla fine della vita si pente sinceramente dei suoi peccati, si confessa e si comunica.

Messaggio del 25 luglio 1982 (straordinario)

Oggi molti vanno all’inferno. Dio permette che i suoi figli soffrano nell’inferno perche’ hanno commesso colpe gravissime e imperdonabili. Coloro che vanno all’inferno non hanno piu’ possibilita’ di conoscere una sorte migliore. Le anime dei dannati non si pentono e continuano a rifiutare Dio. E li lo maledicono ancor piu’ di quanto non facessero prima, quando erano sulla terra. Diventano parte dell’inferno e non vogliono essere liberate da quel luogo.

Questi sono solo alcuni dei messaggi in cui la Regina della Pace si è pronunciata a proposito dell’argomento reincarnazione.Se lo dice la Madonna non vedo dove ci possano essere dubbi, personalmente mi è bastato leggere questi messaggi per comprendere la verità, ma mi rendo conto che tanti non si fidano delle parole della Madre di Dio.
Molti credono che Medjugorje sia solo un imbroglio (un imbroglio che apre i cuori e converte centinaia di persone ogni anno) e preferiscono credere alle parole dei cartomanti, dei santoni indiani o del primo arrivato che si autoproclama “guru” oppure Dio in terra ed inizia a diffondere insegnamenti privi di logica per ogni buon cristiano.
Prendo atto di questo, per cui mi soffermo ad analizzare le parole della Bibbia, stiamo parlando della parola diretta di Dio.
La maggior parte dei nuovi “guru” afferma che il Cristianesimo storico avrebbe insegnato la reincarnazione attraverso i padri della Chiesa (precisamente attraverso Origene) e che tale insegnamento sarebbe stato poi eliminato nel secondo concilio di Costantinopoli, dichiarandolo meritevole di scomunica e dannazione.
Tutto ciò è falso.
Coloro i quali affermano questo prendono in prestito il concetto di “apocatastasi”, che letteralmente significa “ritorno allo stato originario”, oppure “reintegrazione”.
Questo concetto, data la sua etimologia, può facilmente essere associato alla reincarnazione e i “guru” lo sanno bene, per questo lo prendono in prestito tralasciando però di specificare che la Chiesa non si riferiva alla reincarnazione dopo la vita terrena, bensi’ alla reintegrazione di tutte le anime (tra cui quelle dannate e di tutti i demoni, per le quali come ben sappiamo non è prevista redenzione) alla fine dei tempi, quando ci sarà il giudizio finale.
Secondo Origene infatti,  alla fine dei tempi avverrebbe la redenzione universale e tutte le creature sarebbero reintegrate nella pienezza del divino, compresi Satana e la morte: in tal senso, dunque, le pene infernali, per quanto lunghe, avrebbero un carattere non definitivo ma purificatorio. I dannati esisterebbero, ma non per sempre, poiché il disegno salvifico non si potrebbe compiere se mancasse una sola creatura.
Questo concetto è affascinante, ma eretico. Gesù attraverso i Vangeli ci ha insegnato che la dannazione purtroppo è eterna, chi rifiuta Dio fino alla fine è destinato a perire eternamente,  per sua scelta:

«Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a lui; ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste,  fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere?  E quando ti abbiamo visto forestiero e tiabbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?”. E il Re, rispondendo, dirà loro: “In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui forestiero e non mi accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in prigione e non mi visitaste”. Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato, o assetato, o forestiero, o ignudo, o infermo, o in prigione e non ti abbiamo soccorso?”. Allora egli risponderà loro dicendo: “In verità vi dico: tutte le volte che non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me”.  E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella vita eterna».
(Matteo 25,31-46)Nessuna reintegrazione quindi per chi ha rifiutato Dio, la nostra libertà è rispettata fino alla fine, chi sceglie di rifiutarLo per tutta la vita non sarà costretto a stare alla Sua presenza beatifica in eterno.
La reincarnazione ad ogni modo non ha nulla a che fare con il concetto di apocatastasi, che tra l’altro fa riferimento ad una una redenzione che avverrebbe alla fine dei tempi (quando si compirà la resurrezione dei morti nel giudizio finale) e non alla fine della vita terrena.
Come vedete mescolare i due concetti è molto facile e i “guru” hanno affinato alla perfezione la tecnica del sincretismo (a proprio uso e consumo).Altra affermazione molto divertente che questi nuovi falsi profeti sono soliti fare è la citazione dei Vangeli in cui si parla della  venuta di Giovanni Battista:
“Elia è gia venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
(Matteo 17:10-13,  Marco 9:11-13, Luca 9: 33)

Attraverso questa citazione i “guru” affermano che Giovanni il Battista sarebbe la reincarnazione del profeta Elia.
Purtroppo se i “guru” fossero stati più attenti durante le lezioni di Catechismo base avrebbero imparato che Gesù si riferiva alla venuta di Giovanni Battista come proseguo della missione del profeta Elia.
Mi sembra opportuno citare anche la spiegazione del Cardinale Ravasi in merito:

Questa frase di Gesù è una risposta a un quesito di Pietro, Giacomo e Giovanni, mentre stanno scendendo dal monte della Trasfigurazione: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Per spiegarel’enigma di quel “prima” e di questo ritorno del profeta Elia sulla scena del mondo, dobbiamo risalire alla fonte che aveva generato questa credenza sostenuta dagli scribi giudaici di quel tempo. Essa è da identificare in una frase del profeta Malachia nella quale Dio dichiarava: «Io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore» (3,23). A sua volta, questa evidente base biblica dell’affermazione degli scribi ha la sua matrice nel racconto della fine di Elia, assunto in cielo per una piena comunione con Dio (2Re 2,1-13).Era sorta, così, la convinzione che il profeta, vivente per sempre presso Dio dopo la sua ascensione al cielo, sarebbe ritornato ad annunciare al mondo la venuta del Messia e il giudizio finale. Non mancherà nella tradizione successiva ebraica, cristiana e musulmana – di stampo, però, esoterico e fin eterodosso – chi affermasse la sua reincarnazione, dottrina in verità aliena all’antropologia biblica che, invece, proclama la risurrezione. La tesi del ritorno di Elia, vivacemente sostenuta da certi testi apocrifi giudaici come il Libro di Enok, ha lasciato tracce nel rituale ebraico della circoncisione, durante la quale si lascia libera la cosiddetta “sedia di Elia” nella speranza che egli si renda presente.

Nella cena pasquale si ha il “calice di Elia”, tenuto colmo sperando che egli venga a comunicare l’arrivo del Messia attraverso la porta di casa lasciata socchiusa. Si riteneva anche, a livello popolare, che Elia venisse costantemente sulla terra, senza essere riconosciuto, a sostenere i poveri, i malati e i moribondi. Si spiega, così, il fatto che, quando Gesù in croce grida l’avvio del Salmo 22 in aramaico ’Elî, ’Elî, lemâ sabachtanî («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»), la folla che assiste confonda quell’’Elî, ’Elî come un’invocazione rivolta al profeta protettore dei moribondi: «Alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia!”… Gli altri dicevano: “Vediamo se viene Elia a salvarlo!”» (Matteo 27,47.49).

Con questi antefatti è facile comprendere la risposta di Gesù ai suoi apostoli: «Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto». Cristo si proclama, dunque, come Messia e dichiara che il suo Elia annunziatore fu Giovanni Battista. Ma la gente non lo riconobbe come precursore del Messia Gesù e lo condannò al martirio. L’evangelista Matteo alla fine esplicita questa interpretazione aggiungendo: «Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni Battista» (17,13). Già in un’altra occasione, dopo aver tessuto l’elogio del Battista, Gesù aveva ribadito questa identificazione simbolica: «Se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire» (11,14).

Purtroppo quando si perde la fede in Dio si finisce per credere a qualsiasi cosa e spesso non ci si preoccupa di approfondire talune affermazioni.
L’uomo non è Dio, come tanti amano affermare, coloro che credono a questo non sono in grado di accettare il fatto che siamo semplici creature nate per volontà di Dio e che lasceremo il mondo terreno solo quando Dio lo deciderà.
Se fossimo degli dei saremmo in grado di decidere quando nascere e quando morire, ma questo purtroppo non è in nostro potere e tutti i presunti poteri millantati da questi falsi profeti non sono altro che fumo negli occhi.

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?
(Matteo 6, 26-28)

Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?
Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?
(Lc 12,25-26);

Accettiamo dunque con umiltà la nostra condizione di creature e se proprio vogliamo sviluppare un potere, preoccupiamoci di aprire il cuore e sviluppare il potere dell’amore.

Ma soprattutto attenzione a queste teorie strampalate, per un cristiano non esiste reincarnazione, credere ad essa significa sminuire e rendere vano il sacrificio d’amore che Gesù ha compiuto per noi.

Dio vi benedica


Lode allo Spirito Santo

AUTORE: Dopo anni trascorsi tra le più disparate discipline orientali ed esoteriche, ho deciso di testimoniare contro di esse. Credo che attualmente vi sia in atto un vero e proprio attacco nei confronti della religione cristiana, ma sopratutto nei confronti della nostra intelligenza e dignità di esseri umani.


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Cari amici, in questo articolo voglio parlarvi della dea Kali, venerata nella religione induista e in tutte le sette derivate dallo stesso induismo.Come per altre divinità presenti nel pantheon induista, Kali può assumere vari nomi, come ad esempio Parvati o Durga.

Appare nei testi sacri come la controparte femminile del dio Shiva e i testi indiani narrano che fu inviata sulla terra per sgominare un gruppo di demoni, ma guarda caso iniziò ad uccidere anche gli esseri umani.
Per fermarla, Shiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia.
Kali incarna dunque la caratteristica della distruzione, che è considerata praticamente la sua qualità essenziale.
Secondo gli insegnamenti dell’induismo, la morte non implica il passaggio alla non esistenza, ma semplicemente una trasformazione e un passaggio a una nuova forma di vita. Pertanto ciò che viene distrutto fa sì che gli esseri attraversino nuove fasi di esistenza: il distruttore è colui che crea nuovamente, ruolo che gli valse il nome di regina della Morte.

Nonostante sia grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, si tratta secondo gli induisti di una deità benefica e terrifica al tempo stesso (la cosa non è un controsenso per gli induisti in quanto credono nella coesistenza del bene e del male), dotata di numerosi attributi dal profondo significato simbolico:

  • la carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità;
  • la nudità della dea rappresenta la caduta di ogni illusione;
  • il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste;
  • le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione.

In India si trovano ovunque templi dedicati a Kali, alla quale vengono offerte cerimonie rituali le quali possono comprendere offerte alimentari, ma anche uccisioni di animali.
Tanti occidentali che si accostano alle religioni orientali restano sgomenti quando incontrano per la prima volta tale divinità, in quanto agli occhi di un cristiano non può evocare altro che un’immagine satanica.
Una divinità con le pupille dilatate, seminuda, con una collana di teschi al collo, la bocca spalancata nell’atto di divorare e miriadi di teste di cadaveri ai suoi piedi non può evocare certo un’immagine di pace e tranquillità.
Gli addetti ai lavori spiegano sempre che Kali in realtà e cattiva, ma a fin di bene, nel senso che divora le tue qualità negative per farti ascendere lungo il sentiero spirituale.
Esistono asceti che dedicano la propria vita alla dea Kali cercando di imitarne gli attributi, attraverso l’utilizzo di droghe ed alcol.
Non è difficile incontrare questi “baba” girare nudi per le strade indiane, sono tollerati perchè considerati persone sacre, ma in realtà molestano le donne e sono spesso motivo di disturbo e di pericolo.
L’aspetto che più incute timore di questo culto è quindi l’emulazione da parte degli adepti, i quali ambiscono alla possessione vera e propria da parte della dea, non disdegnando pratiche che sono molto simili a quelle praticate dalle sette sataniche, come alimentarsi di resti di cadaveri o vivere in luoghi di cremazione.
Queste pratiche sono condivise dai seguaci di Shiva, la controparte maschile di Kali, ricordiamo a titolo esemplificativo la setta degli Aghori Baba, di cui è possibile anche visionare un documentario a questo link.

 

Foto: un adepto della dea Kali durante una possessione. Tale stato è ricercato dagli stessi adepti che lo considerano una fusione col divino.

Foto: Un adepto della dea Kali durante una possessione. Tale stato è ricercato dagli stessi adepti che lo considerano una fusione col divino.

 

Foto: Un adepto della dea Kali con il suo cranio rituale utilizzato per bere.

Foto: Un adepto della dea Kali con il suo cranio rituale, utilizzato anche per bere.

 

Nel secolo scorso c’era in India una setta di adoratori di Kali chiamati tughs. Il nome deriverebbe dalla parola indiana thag, che significa truffa. Di fatto erano fanatici assassini: entravano in confidenza con le vittime predestinate e poi le strangolavano in onore della loro dea, con un preciso rituale. L’alto numero di omicidi costrinse nel 1828 il governo di Londra, di cui l’India era colonia, a prendere drastici provvedimenti, arrestando oltre 3 mila tughs tra il 1831 e il 1837. Una decina di anni dopo la setta era scomparsa.
Il culto di Kali però è ancora vivo tra gli indù, anche se con riti meno cruenti. La città di Calcutta, per esempio, deve il suo nome al Kalighat, un tempio di Kali che si trova accanto a un ospedale fondato da madre Teresa di Calcutta, ed è ancora oggi meta di pellegrinaggi.

 

Le nostre conclusioni:

Per un cristiano questo tipo di culto è ovviamente non condivisibile, specie quando i soliti approfittatori se ne impadroniscono per venderlo ai tanti poveri malcapitati (quasi sempre occidentali) in forma diluita e commerciale.
Come al solito nella new age si finisce per prendere un culto ed “occidentalizzarlo” secondo i nostri gusti (un pò come fanno i ristoranti orientali in Italia…se proponessero il loro cibo così come viene prodotto nel paese di origine andrebbero sicuramente in fallimento, perché non siamo nè abituati nè predisposti a certi aromi e sapori) e coloro i quali finiscono nella rete di sedicenti “guru”, pensano di essere speciali perché praticano un culto esotico e affascinante.
In realtà non fanno altro che illudere se stessi, spalancare la porta a vessazioni di demoni non meglio precisati ed arricchire le tasche del guru di turno.
Il culto della dea Kali ha una palese matrice luciferina, non a caso i satanisti ne incoraggiano il culto, associando la figura di questa presunta dea alla figura del demone Lilith.
Il fatto è propagandato anche attraverso i siti ufficiali dei satanisti (basta fare una ricerca su Google), pertanto non si può negare l’evidenza di tale nostra asserzione.

Come sempre suggeriamo estrema attenzione, nella new age si tende a semplificare e sintetizzare gli argomenti, per cui non di rado accade di assistere alla nascita di pseudo culti che espongono i loro partecipanti a disturbi spirituali di vario tipo, nonchè all’allontanamento da Gesù e dai Santissimi Sacramenti, che rappresentano per noi cristiani sempre un sicuro rifugio.
Kali, come la miriade di divinità induiste spacciate per Dio non sono altro che demoni ai quali vengono chiesti anche favori materiali attraverso riti speciali fatti di adorazione e sangue.
Gesù ci ha ammonito: chi non è con Lui è contro di Lui.
Se vi trovate a passare per un centro yoga e vi capita di incrociare con lo sguardo il solito quadretto con l’immagine di Shiva (considerato il re dello yoga) o della sua consorte Kali, ricordatevi di questo articolo.

Se la nostra analisi non vi bastasse, potete leggere la testimonianza di Roberto Dal Bosco, scrittore italiano, autore del libro “Contro il buddismo”.
Dal Bosco ha viaggiato per anni in India, Cina, Giappone , parla diverse lingue orientali ed è uno dei pochi occidentali che ha avuto il coraggio di saggiare l’induismo vero, non quello propinatoci dai falsi profeti dell’ultim’ora…
Buona lettura:

Ad un certo punto, proprio in seguito a queste esperienze, lei ha riscoperto la fede cattolica. Ci spiega come e quando?

È stato nel 2005, era uno dei primi giorni di dicembre. Mi trovavo a Calcutta. Ero lì per fare una serata da DJ-VJ. Sapevo che a Calcutta c’era il Kalighat, uno dei pochissimi grandi templi dedicati alla dea Kali. Un altro credo che sia nascosto tra le foreste del Nagaland, una terra turbolenta al confine con la Birmania. Gli indiani non amano dare pubblicità al culto della dea Nera. È la divinità preposta allo sterminio (come visibile dalla collana di teste mozzate di cui si avvinghia) e alla fine del mondo (questa ultima fase del ciclo cosmico è appunto chiamata Kali Yuga, l’era di Kali, l’era della corruzione e della bassezza, dove l’uomo non dice più il vero). È una dea il cui culto compare durante guerre, come ad esempio quella in Sri Lanka: si dice che le Tigri Tamil induiste preghino Kali. Conscio di tutte queste belle cose, volevo vedere il Kalighat, perché a mio modo, narcotizzato dal narcisismo turistico, mi definivo non un semplice turista ma un esploratore, un turista esoterico, “cratolatrico”: quel turismo che va in cerca di emozioni assistendo a culti e possessioni… molti lo fanno a Cuba con la Santeria o in Brasile con il Candomblé… il turismo cratolatrico, è pericoloso e indegno quanto il turismo sessuale.
Così, in un pomeriggio libero in attesa del mio volo che da Calcutta mi avrebbe riportato a Madras, andai al Kalighat. Venni accolto da un sacerdote hindu che mi fece fare il giro completo. Vidi lo sgozzatoio, dove quotidianamente si macellano dei capretti neri – topi e mosche banchettano ininterrottamente con le viscere dei sacrifici continui. Vidi la gente urlare all’ingresso della cripta dove è posta la statua della dea, che è l’effigie più spaventosa che abbia mai visto, anche perché per qualche motivo inspiegabile non assomiglia per nulla alla iconografia classica di Kali, è un monumento nero stilizzato, mai visto da nessun’altra parte. Feci il giro con sacerdote, lo seguii in tutto, mangiai i “biscotti sacri” che mi offrì, bevvi l’acqua “sacra”, mi feci legare un braccialetto al polso, legai io stesso un anello ad uno strano alberello dentro al tempio, recitai dei mantra a Kali in sanscrito, infine mi lasciai convincere persino a dargli dei soldi: ero un pollo, in tutto e per tutto. Uscii frustrato, e mi misi a cercare un taxi per l’aeroporto. Nella piazza principale c’era un capannello di persone che, come spesso accade in India, stava guardando qualcosa a terra, senza intervenire. Mi avvicinai. Era un cucciolo di cane gettato a terra con gli occhi sbarrati e la lingua di fuori. Non era ancora morto. Ogni tanto, il suo corpo era percorso da un tremito.
Fu allora che sentii quel suono.
Era un urlo, un latrato agghiacciante, come mai ne avevo sentiti. Mi voltai, e vidi quattro bambini, che al massimo avevano dieci anni, inseguire un cane randagio e bastonarlo. Ad ogni colpo che assestavano, il cane emetteva quel suono orrendo e indimenticabile.
La piazza cominciava ad interessarsi di questa scena. Molti ragazzi si fermavano e ridevano a crepapelle. Dei poliziotti pure stavano lì a ridere, disinteressati del turbamento dell’ordine pubblico che quella scena rappresentava. Il cane scappava, ma si capiva subito che era nato e cresciuto nel microcosmo di quella piccola, lurida piazza. Non scappava, semplicemente tentava di nascondersi, ma non troppo, quasi volesse chiedere perdono invece che fuggire lontano. Finiva sotto le bancarelle, e i ragazzi continuavano, tra urla e risate del pubblico, a bastonare il cane anche danneggiando le stesse bancarelle, incredibilmente senza che i negozianti avessero da ridire. Vidi persino la bambina di uno di questi negozianti, neanche 5 anni, appoggiata sopra un bancale, che con un ramo tentava di infilzare gli occhi del cane che se ne stava lì sotto in cerca di riparo.
Compresi che mi trovavo finalmente davanti a quello che cercavo: stavo vedendo Kali agire in tutta la sua crudeltà, in tutto il suo potere di contagio. Tutta la piazza era concentrata nell’uccisione di quel cane… a mio modo mi sentivo fortunato, riflettevo sul come in guerra, in Europa sotto la svastica o in Bosnia qualche anno fa, si debba sentire la medesima elettricità.
Comparve quindi una donna, molto elegante nel suo sari colorato, ma al contempo visibilmente “Paria”, appartenente alla casta degli intoccabili, i morti di fame che si assiepano attorno al tempio e che di Calcutta sono il trademark più evidente. La donna arrivò al capannello dove stava il cagnolino semi-vivo, lo prese e lo gettò con un unico gesto in un cumulo di spazzatura lì accanto. Si strofinò le mani, si diresse verso l’altro cane, che era sotto l’ennesimo bancale con i quattro bambini a cercare di colpirlo con il bastone. La donna prese un bastone, allontanò i bambini, e si mise a picchiare il cane con una violenza che mai avevo immaginato in una donna.
Ad ogni colpo, il cane lanciava dei latrati che non ho mai dimenticato. Stavo lì davanti ad osservare la scena, in teoria pago del fatto che avevo visto il mio piccolo evento preternaturale… e ora a giudicare dall’intensità colpi e dalle urla il cane stava per essere finalmente sacrificato.
Successe qualcosa che mi è difficile spiegare, perché il modo in cui mi comportai sorprese anche me. Successe di un tratto, senza che mi potessi rendere conto di cosa stavo facendo.
Partii, mi misi tra il cane e la signora che lo stava uccidendo. Lei fermò il bastone a mezz’aria, imprecando in bengalese.
“If you wanna beat someone, beat me” “Se vuoi picchiare qualcuno, picchia me”, le dissi. Non era una minaccia, lo dicevo veramente, come se sapessi che prendendomi quella bastonata forse avrei posto fine a tutto quel teatro di sofferenza. La piazza si ammutolì. Tutti stavano guardando la scena, il “sacerdote” che mi aveva fatto il tour nel tempio incluso. Un venditore delle bancarelle venne verso di me, ricordo ancora gli occhi lucidi – mi disse “dog will be hurt no more”, “il cane non sarà più ferito”. La gente aveva smesso di ridere. I poliziotti fecero sgombrare tutto, i bambini si dileguarono.
Tutto quella cosa tremenda che era montata, in un secondo era sparita.
Mi girai, vidi il Kalighat, e a fianco, il centro di Madre Teresa. Davanti a me c’erano i palazzi di una dea che sacrifica l’altro (il cane, il nemico, il prossimo tuo, quello che è) è di una santa che sacrificava se stessa per l’altro.
Era come se davanti a me improvvisamente avessi visto che c’erano due squadre. Non ho avuto mai più dubbi sulla squadra nella quale volevo giocare.
Ripeto: non sapevo quello che stavo facendo, è stato un gesto totalmente incosciente, la ragione non c’entrava nulla, non avevo pensato. Un qualcosa mi aveva trascinato lì, a difendere il cane – e bada, io non sono animalista, anzi.
Sono stato fortunato, a poche persone che conosco è stata data una rappresentazione così plastica, così evidente della lotta tra il Bene e il Male.
Io ho scelto, per sempre.

In oriente hai mai assistito a riti magici, possessioni, etc?

Ho visto molti riti, ma è inutile dire che soprattutto da quando sono tornato alla Chiesa ho cercato di tenermene lontano. Ho visto le persone urlare e dimenarsi davanti alla cripta di Kali, come ho raccontato.
Ho la mia buona dose di storie strambe, coincidenze, cose paurose, da raccontare… su alcune non ho ancora in verità davvero riflettuto a fondo. C’è per esempio una volta in cui in India, nell’ora della morte di un personaggio religioso locale cui era legato un amico, caddi senza ragione dalla moto ferma, rischiando di essere trafitto da una cancellata molto bassa… ci sono tanti racconti, ma temo sempre di finire in quel narcisismo spirituale di cui parlavo prima, e del quale gli appassionati di Oriente sono in genere inebriati («Quella volta che ero… capitò incredibilmente che…etc.»).
Posso dire con mio grande rammarico, di non aver mai visto una cerimonia oracolare Tibetana. La politica Tibetana è tuttora decisa dagli oracoli, che sono né più e né meno dei posseduti. Le decisioni del Dalai Lama sono prese solo dopo aver consultato questi indemoniati: e sono decisioni anche importanti, a quanto si dice, come scappare dal Tibet o mettere al bando e perseguitare i seguaci del demone Shugden, che a sua volta era un demonio oracolare di cui prima si fidava. Digitando su Youtube “Tibet” e “Oracle” compaiono video che mostrano quanto dico; anche il “cattolico” Scorsese nell’agiografia del Dalai Lama “Kundun” mostra questo rito orripilante. Laddove i cattolici chiamano gli esorcisti, i buddisti invece fanno festa: parlano con l’Inferno, se ne fanno guidare…

Fonte: http://www.losai.eu/intervista-allautore-di-contro-il-buddismo-tra-possessioni-sacrifici-e-demoni/#sthash.3PLqY1Nd.dpuf

 

Kali

 


Lode allo Spirito Santo

AUTORE: Dopo anni trascorsi tra le più disparate discipline orientali ed esoteriche, ho deciso di testimoniare contro di esse. Credo che attualmente vi sia in atto un vero e proprio attacco nei confronti della religione cristiana, ma sopratutto nei confronti della nostra intelligenza e dignità di esseri umani.


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